Fatta eccezione per pochissimi filmati non ho potuto vedere la prima gara di selezione di Valstagna ed ho dovuto accontentarmi delle classifiche ufficiali e di alcuni resoconti a voce, però ho potuto seguire la gara di Solkan e tutte e due le gare di Tacen.
Dato che preferisco parlare più della tecnica che della cronaca, entro subito in argomento "canadesi".
Ho chiuso l'anno scorso parlando dei cinque maschi e delle tre femmine che allora potevano concorrere per la conquista di una maglia azzurra e confermo che in campo femminile non è cambiato nulla e va segnalato un desolante vuoto dietro alle prime tre agguerrite senior.
Tra gli uomini cominciano invece a leggersi frequentemente i nomi dei giovani Maiutto e Spagnol. Stile leggero e guizzante il primo, più lungo e potente il secondo, hanno messo a segno alcune buone prove ed è stato spesso un piacere vederli muoversi con una buona tecnica di base.
Maiutto ha un Demon 4 di Vajda che al momento pare essere considerato il più facile e piacevole C1 in circolazione, Spagnol ha un Genie di Galasport; un C1 più veloce che gira un po' meno facilmente del Vajda ma con una conduzione sicuramente più precisa. Partendo da queste caratteristiche si possono ottenere i risultati migliori. Col Genie, dati i suoi fianchi verticali, sono raggiungibili buone velocità lavorando in curva a canoa piatta usando il fianco esterno e spostando il peso del corpo avanti o indietro per ottenere rispettivamente curve più larghe o più strette. Se non si scende al di sotto di certi raggi di curvatura, è possibile fermare o invertire la rotazione usando solo i fianchi della canoa e lavorando sullo sbandamento (abbassare o alzare i fianchi dell'imbarcazione). La canoa più "facile", il Vajda, consente invece traiettorie più dirette e curve più strette e veloci, nonché maggiori possibilità di recupero da eventuali rotte errate, ma non è detto che alla fine i tempi siano a vantaggio di una o dell'altra tipologia di canoa, dipende sempre dal canoista.
Continuando la carrellata delle barche degli azzurri in ginocchio troviamo altre tre Vajda sotto le rotule dei signori Ivaldi, Micozzi e Colazingari che usano rispettivamente Demon 4, Demon 4 e Demon 3.
Barzon utilizza una canoa dalle linee che potremmo definire tradizionali, un Fokus della francese ZigZag, una canoa "tranquilla" capace di dare al nostro Martino quella stabilità e scorrevolezza che tanto ci piace vedere sotto al suo caschetto arancione.
Tutt'altra zuppa quella scelta da Ceccon che è andato a scovare in Portogallo un K1 modello Kaiten, della Connect, che ha poi trasformato in C1. La trasformazione di un K1 in un C1 non è certo una novità, addirittura mi ricordo che negli anni '80, in occasione dei Campionati Italiani che si correvano a Valstagna, un certo numero di K1 modificati in C1 con delle alette incollate ai lati delle canoe vennero esclusi dalle competizioni per decisione arbitrale, nonostante le proteste dei loro proprietari fiorentini e della loro società.
Magari l’enciclopedico amico Ettore Ivaldi ricorda meglio i fatti.
Ma torniamo alla trasformazione “cecconica”: eliminati i problemi legati alla larghezza, grazie al regolamento odierno, restano un paio di complicazioni laddove la posizione del baricentro e la sua possibilità di basculamento sono differenti tra le due categorie a causa delle posture "seduta" ed "in ginocchio".
La posizione da K1 ha baricentro più basso e con minor escursione di quanto non potrà invece avere il baricentro di un identico occupante ma in posizione inginocchiata. Questi parametri influenzano la geometria delle due tipologie di imbarcazione perché i K1 avranno più volume a prua per sostenere le gambe del loro umano e code molto magre per consentire ai kayakers di immergere la coda senza difficoltà mentre per i C1 è necessario un po' più di volume in coda e un po' meno in punta. Altra importante differenza è data dalla minor larghezza dei K1 nella parte centrale, laddove ai ciunisti fa comunque comodo avere un po' di stabilità, comportante una differente distribuzione dei volumi che in ogni caso devono sostenere gli stessi pesi sia per i C1 che per i K1.
Se lunghezza e volume sono gli stessi ma la larghezza dei K1 è minore è ovvio che il necessario sostegno al galleggiamento bisognerà distribuirlo longitudinalmente sul fondo del K1, tanto i kappisti mica vanno indietro come i ciunisti, no? In effetti no, ma poi ti arriva Paolo Ceccon da Valstagna ed ecco che vediamo un C1 con un' ingombrante prua abbondantemente fuori dall'acqua già quando il forte carabiniere pagaia col busto in avanti e che si impenna subito non appena Paolo non solo arretri, ma anche si limiti appena a stare centrale.
Va da sé che quando la prua si solleva, la coda si abbassa ed è facile che si abbassi tanto da "scavare" nell'acqua rallentando l'avanzamento.
Se proprio si volesse pervicacemente insistere nell'utilizzare questa barca, potrebbe essere il caso di spostare l'assetto un po' più a prua e lavorare sull'inserimento in acqua della pala cercando di velocizzarlo per ottenere una trazione il più anteriore possibile.
Ben centrati sulle loro canoe, gli altri uomini della monopala ci hanno regalato alcune buone prestazioni. Spicca su tutti Raffi Ivaldi che continua la proficua serie cominciata nella scorsa stagione e conferma la sua preziosa affidabilità.
Colazingari ha fatto vedere che quando non pensa a tirare dritto sulle paline fermandosi e ripartendo quasi ad ogni singola rotazione (Valstagna) possiede tecnica, potenza e velocità tali da impensierire chiunque, speriamo per l'ennesima volta che arrivi a convincersene stabilmente lui stesso.
Barzon sta recuperando scorrimento e scioltezza che tanto spiccavano in lui fino a qualche anno fa, gli manca pochissimo per essere costantemente al top anche in questa categoria. Vado a memoria ma mi pare che in una manche a Tacen, al netto di due tocchi, abbia fatto segnare il miglior tempo azzurro, quindi la velocità c'è.
Micozzi è veloce e molto agile, la canoa scorre ma ogni tanto combina qualche piccolo pasticcio che lo azzoppa, speriamo che trovi presto quel pelo in più di margine che gli eviti questi problemini, nel frattempo, consiglio che vale anche per altri italiani, osserverei bene come pagaia in debordè il signor Luca Bozic.
Da Micozzi a Micozzi il passo è breve, anche perché Elena ha passato e presente simili a quelli del fratello; era tutta potenza e velocità, oggi sta colmando il gap tecnico in acqua mossa con evidenti risultati.
Certo che per lei la parte alta di Tacen presenta ancora qualche problema, si vede, ma sono convinto che una volta risolti questi nodi potrà rappresentare un grosso cruccio per tutte le altre pagaiatrici in ginocchio così come già è per loro un problema in acque più facili, dove può dare libero sfogo ai suoi potenti cavalli.
Elena Borghi conferma la sua affinità con le acque bianche e la capacità di risolvere le combinazioni senza farsene intimorire. Continua a pagaiare con braccio e polso piegati (e soffro ogni volta che lo noto) ma sicuramente sa come tirarsi avanti e come far correre la canoa, ogni tanto le manca quel pizzico di precisione in più che le eviterebbe alcune delle penalità che spesso colleziona ma nel complesso è sicuramente brava.
Il paragrafo Bertoncelli è un po' più corposo, chiedo venia.
Marta sta cambiando la pagaiata in fase di inserimento e trazione, certo non sono cambiamenti stravolgenti rispetto al passato ma i miglioramenti si cominciano a notare. Ogni tanto si dimentica di lasciare indietro la spalla di spinta in fase di inserimento tendendo ad incassarsi un po' e perdendo l'occasione di utilizzare una postura più rilassata ed ergonomica che le regalerebbe qualche buon hg, se non kg, in più sulla pala, ma tutto ciò è nello spirito del cambiamento.
Della bionda carabiniera ho sempre apprezzato le traiettorie morbide e la velocità della canoa, per cui sono convinto che su questo lei debba costruire la sua tecnica perché il guizzo, la ripartenza e lo scatto non sono tra le sue principali doti. Al contempo va messa a punto la tecnica da usare nelle porte angolate, in modo da non dover più vedere la prudenza (timore?) fatta persona all'uscita dalla risalita prima delle sfalsate che nella domenica di Tacen ha affrontato in modo impacciato e lento.
Ah, già, quasi scordavo, in uscita da alcune risalite, ogni tanto, si vede il busto buttarsi avanti durante la fase di trazione sulla pala. Feci arrivare lo stesso identico appunto ad un altro canoista che lo faceva quasi sistematicamente ed oggi noto con piacere che ciò non accade più.
Se vai avanti con le spalle durante la trazione, azzoppi la pagaiata. Ci può essere l'eccezione, certo, in cui il disperato bisogno di uscire dalla porta richiede movenze altrettanto disperate, ma non può essere un metodo sistematico né frequente.
Per tutti: in bocca al lupo per Ivrea!
"È più facile ottenere una buona velocità media con alte velocità minime che con alte velocità massime"
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