I due mezzi a nostra disposizione.
_ La canoa da slalom
Le canadesi da slalom sono mediamente più basse e larghe dei K1slalom, la loro caratteristica principale è la grande propensione alla rotazione, una peculiarità che, in rapporto alle canoe da discesa ed alle canoe da velocità, influenza la pagaiata tanto quanto la loro scarsa lunghezza e la forte tendenza al beccheggio.
_ La pagaia
Nella canadese la pagaia è formata da tre parti: pala, manico, oliva.
Le dimensioni delle pagaie sono importanti principalmente per due fattori: lunghezza totale e grandezza della pala.
La combinazione tra i vari parametri verrà pesantemente influenzata dalle diverse esigenze che ogni atleta riterrà di dover privilegiare, ma qui parlerò esclusivamente della pagaiata in avanti e ragionerò solo in tale prospettiva.
Partiamo da un dato di fatto: la pagaia è una leva.
Noi agiamo su questa leva con le braccia e per analizzare meglio le condizioni cui esse sono sottoposte immaginiamo due schemi diversi.
Nel primo caso, per analizzare le forze agenti sul braccio basso, "eliminiamo" il braccio alto ponendolo come fulcro.
Pala = forza resistente
Mano bassa = forza motrice
Mano alta = fulcro
Nel secondo caso faremo lo stesso col braccio basso:
Pala = forza resistente
Mano bassa = fulcro
Mano alta = forza motrice
Nel primo caso abbiamo a che fare con una leva del terzo genere e quindi sempre svantaggiosa, ma con la caratteristica che noi possiamo aumentare o diminuire il braccio motore rispettivamente avvicinando o allontanando la mano di tiro dalla pala.
Nel secondo caso abbiamo una leva del primo genere che può essere una leva vantaggiosa se la mano di trazione, in questo caso il fulcro, è posizionata più vicino alla pala che alla mano alta. Va sottolineato che il centro di spinta della pala è più o meno corrispondente al suo centro solo se la pala è completamente immersa in acqua e che la distanza di questo centro dalla mano di trazione è spesso molto simile a quella esistente tra le due mani.
Quindi, se la pagaia ha una misura totale sufficiente e se il canoista la impugna in modo che la distanza tra le due mani sia superiore a quella tra la mano di tiro ed il centro pala, avremo una leva di primo grado e vantaggiosa che ci converrà sfruttare con un adeguato movimento di distensione e spinta del braccio superiore tenendo conto del fatto che per pochi kg di spinta in più sulla mano alta, ne avremo parecchi di più sulla mano bassa.
Per questo motivo il movimento di distensione del braccio di spinta viene effettuato nella prima parte della passata, quando il disteso braccio basso può sopportare il massimo
carico di trazione.
Bisogna notare che la posizione della mano di trazione sul manico è una variabile importante: a parità di forza resistente, più la mano è posizionata vicino alla pala e meno kg deve sopportare.
Viceversa, più la mano sarà distante dalla pala e più kg dovrà sopportare.
A parità di forza R sulla pala, M4 è la forza motrice maggiore che dovremo applicare a causa del braccio di leva più sfavorevole tra i cinque casi in figura.
Va da sé che per pagaiate con carichi importanti sarà conveniente tenere la mano più vicina alla pala, mentre per pagaiate di velocità o mantenimento (quindi con meno kg) sarà più efficace distanziare la mano dalla pala.
Altra nota: minore la lunghezza totale della pagaia, minori saranno i bracci di leva e minore lo spazio utile a disposizione per spostare la mano di tiro.
Gli atleti che privilegiano pagaie molto corte non possono sviluppare la pagaiata più potente ma possono avere una più alta frequenza di colpi e quindi velocità di mantenimento uguali o maggiori.
M2 > M1 perché la proporzione tra il braccio resistente ed il braccio motore è più sfavorevole nel secondo caso.
Spostando la mano lungo il manico posso ottenere maggior potenza o maggior velocità, esattamente come fa un cambio per le marce dell'auto, della bici, etc
Diventa a questo punto ovvio concludere che spostando opportunamente la mano lungo il manico ci si può mettere nelle condizioni migliori più frequentemente di chi non lo fa mai.
(Specie nelle manovre, argomento che tratterò in altra sede)
Alcuni princìpi importanti
_ La canoa si muove sull'acqua e quindi, parlando qui di avanzamento rettilineo, tutte le forze che applichiamo per farla avanzare devono essere il più possibile prive di componenti verticali.
_ Tenendo presente che l'avanzamento prevede che la direzione sia data dalla retta passante per Punta e Coda, ogni pagaiata sarà tanto più efficace quanto riusciremo a svilupparla vicina all'asse longitudinale della canoa. Ovviamente ci sono parametri fisici e geometrici che determineranno dei limiti di avvicinamento all'asse longitudinale, ma il principio resta valido.
_ Ogni catena cinetica è forte tanto quanto il suo anello più debole.
Partiamo dall'ultimo punto.
In ogni catena cinetica il massimo numero di kg esprimibile è dato dall'anello più debole della catena.
Banalissimo esempio: se faccio le trazioni alla sbarra e le mie dita non sono in grado di reggere neanche il mio peso corporeo, non ne faccio nemmeno una.
Nella fase di trazione della pagaiata sono interessate, tra le altre, le articolazioni del polso, del gomito e della spalla.
I principali muscoli che le comandano durante questa fase stanno, rispettivamente, nell'avambraccio, nel braccio, nel busto.
Ognuno dei gruppi muscolari facenti parte della catena cinetica che governa il braccio di trazione può sviluppare una forza che è massima quando la forza cui deve resistere è allineata con le fibre muscolari e le ossa da cui è composto.
Il braccio teso lungo la direttrice della forza può sviluppare molti più kg dello stesso braccio non teso.
La disposizione delle spalle, braccia, avambracci e mano deve seguire le linee sulle quali si sviluppano le forze. Possiamo individuare una serie di punti che rappresenti schematicamente le articolazioni spalla, gomito, polso e il punto sul manico della pagaia sul quale viene esercitata la forza e possiamo tracciare una serie di segmenti raffiguranti le ossa che li uniscono.
Se eseguiamo una pagaiata corretta, nella fase finale dell'inserimento e nella primissima fase della trazione, i punti sono pressoché allineati.
La linea si spezzerà in corrispondenza del gomito verso metà, o più, passata perchè la rotazione delle spalle e l'avanzamento del bacino hanno terminato la loro forte spinta ed ora tocca al gruppo dei gran dorsali continuare la passata trainando il braccio e consentendo al gomito di piegarsi perchè la linea di trasmissione della forza alla pala sia più parallela alla superficie dell'acqua. Il punto polso resta sempre e comunque allineato col punto manico e il punto gomito.
Nella pagaiata non c'è un vero e potente utilizzo dei muscoli del braccio o dell'avambraccio (fatta eccezione per i flessori delle dita); è una pura e semplice trasmissione della forza che nella fase iniziale va dal punto spalla al punto manico e che nella parte finale va dal punto gomito al punto manico.
Un errore frequentissimo è cercare di pagaiare di braccia.
Chi utilizza questo sistema è facilmente individuabile perché non ha quasi mai i punti manico-polso-gomito allineati.
Chi pagaia così tende ad usare i bicipiti piegando il braccio e sottoponendo il polso a tensioni inutili (alla lunga quasi sempre dannose) che indeboliscono tutta la catena cinetica perché il nostro corpo, per salvaguardare gli anelli deboli della catena, ci impedirà di applicare tutta la forza dei maggiori gruppi muscolari.
A sostegno della tesi che il braccio disteso possa sopportare carichi ben più elevati del braccio flesso, voglio elencare alcuni sport nei quali ciò è evidente: salto con l'asta, tiro alla fune, parallele asimmetriche, sbarra, anelli, sollevamento pesi, etc, etc
Se vogliamo applicare alla pagaia tutti i kg che siamo in grado di sviluppare con la schiena, basta semplicemente lasciare il braccio disteso.
Alla luce di quanto fin qui detto, esaminiamo la pagaiata in canadese.
La pagaiata inizia con la classica fase di attacco (o di presa) che preferisco chiamare inserimento: è una fase fondamentale e spesso sottovalutata.
Partiamo dalla parte finale della fase aerea: la mano bassa sta completando il suo avanzamento chiudendo quella specie di "D" coricata e molto schiacciata che percorre nel suo ciclo, quindi sta cominciando a scendere verso il basso per toccare il punto di maggior avanzamento e distensione del suo braccio. La mano di spinta è alla fine del suo arretramento e si sta alzando e spostando verso il lato di pagaia per eseguire l'ingresso in acqua della pala.
L'obiettivo è il veloce, completo e pulito inserimento della pala in acqua.
Ci sono canoisti che preferiscono inserire la pala dall'alto verso il basso anticipando la verticalizzazione (intesa come tendenza) della pagaia già fuori dall'acqua, quindi entrerà con il bordo inferiore praticamente parallelo alla superficie liquida e ci sono canoisti che preferiscono inserirla facendola entrare in acqua col bordino angolato rispetto alla superficie, completando la verticalizzazione durante l'immersione. L'obiettivo comune resta l'inserimento veloce, pulito e completo della pala PRIMA dell'inizio della trazione.
La posizione che dovremmo aver assunto nell'istante precedente la trazione è questa:
pala completamente inserita in acqua, braccio basso completamente disteso, mano di spinta quasi (qui ci sono molte variazioni sul tema) sullo stesso piano della mano di tiro, braccio di spinta piegato (qualcuno lo tiene già disteso o quasi), spalla di tiro ruotata avanti, spalla di spinta ruotata indietro con i punti spalla-collo-spalla sulla stessa retta, schiena inarcata e leggermente inclinata avanti.
Se abbiamo eseguito un buon inserimento, la pala si trova ora immersa fino all'attaccatura del manico e senza neanche un po' di aria sulle sue superfici, in questo modo essa potrà fornire la maggior resistenza alla nostra forza, quindi potrà farci scaricare in acqua il maggior n di kg e consentirci un avanzamento più efficiente.
Piccola parentesi sull'importanza del buon inserimento.
Immaginando una lunghezza fissa del movimento di pagaiata rispetto alla canoa, se inseriremo la pala in acqua solo parzialmente, durante le trazione ed in presenza di sufficiente forza X, si determinerà uno "scollamento" dell'acqua dalla superficie posteriore con l'invasione di aria ed uno "slittamento" dal punto di inserimento tanto maggiore quanto sarà la forza applicata e la superficie non immersa. Siccome, per una questione fisiologica, più la velocità di movimento è alta e meno saranno i kg che potremo applicare durante il movimento, ai kg persi a causa della ridotta superficie immersa si sommeranno quelli persi a causa del movimento più veloce.
Inoltre, tutti i movimenti parassiti di acqua ed aria attorno alla pala ci sottrarranno altre energie abbassando di molto l'efficienza dei nostri sforzi.
Tenendo presenti i parametri di cui sopra e prendendo questa volta come riferimento l'acqua, se la pala è inserita perfettamente ci sarà una distanza minima tra il punto di ingresso in acqua ed il punto di estrazione, se la pagaia sarà inserita solo parzialmente, la distanza tra i due punti sarà più grande. Tanto più grande quanto minore sarà l'inserimento della pala in acqua.
I pagaiatori che tendono ad iniziare la trazione con la pala non ancora completamente inserita in acqua hanno di solito una decisa componente, almeno iniziale, verso il basso nel movimento di pagaiata; questa componente è ovviamente un parassita dell'efficienza perché la canoa si muove sulla superficie dell'acqua e quindi sul piano orizzontale, di conseguenza tutti i movimenti di pagaiata che hanno componenti verticali tendono ad essere parassiti.
Pagaiata a sola componente orizzontale.
L'unica eccezione a questo principio è data da quello che potremmo definire "ingresso carico", ossia quando carico parte del mio peso sulla pala nel momento dell'ingresso in acqua.
Avanzando con il busto nella fase aerea provoco uno spostamento del baricentro verso la prua della canoa.
Maggiore l'avanzamento del busto e maggiore lo spostamento avanti del baricentro sulla base d'appoggio, di conseguenza il peso si scarica sulle ginocchia, quindi sulla prua e si ha come effetto un beccheggio tanto più grande quanto più grande è il basculamento del busto e la velocità con cui lo eseguo.
Se invece di scaricare il peso sulle ginocchia, lo scarico sulla pagaia, modificando leggermente la fase di inserimento, ecco che la prua non affonderà più di tanto, guadagnerò qualche centimetro avanti nell'inserimento e nonostante il calo di efficienza (il sistema è più dispendioso di una normale pagaiata a sole componenti orizzontali) aumenterò l'efficacia, quindi avanzerò più velocemente.
Applicando all'inserimento in acqua una forza F lungo una direzione non orizzontale otterremo un componente P verso il basso capace di sostenere il nostro baricentro e una componente O orizzontale che sarà un po' più grande della sola F applicata esclusivamente sul piano orizzontale.
Errore classico: cercare di accentuare il carico sulla pala sollevandola nella fase aerea e facendola piombare in acqua dall'alto.
Così facendo ci dimentichiamo, intanto, che ogni movimento costa energia e che per sollevare pagaia e braccia dobbiamo poggiarci sulla canoa che inevitabilmente affonderà un pochino per poi riemergere durante la fase di abbassamento della pagaia e delle braccia e si solleverà ancora di più quando scaricheremo il peso sulla pagaia durante l'inserimento e la prima parte della trazione.
Non è un sistema vantaggioso a meno che non lo si adotti per superare ostacoli che impedirebbero la normale fase aerea della pagaiata.
Torniamo alla trazione o passata.
Ci sono due condizioni che dobbiamo esaminare: la fase di partenza-accelerazione e la fase di mantenimento della velocità.
Nella canoa di velocità si parte-accelera solo una volta, nello slalom si fa continuamente. Nella canoa velocità la fase di mantenimento è su tutto il percorso, nello slalom è legata a piccoli tratti non contigui. Evidentemente nello slalom la fase di accelerazione è più importante di quanto non lo sia nella canoa velocità, quindi la dobbiamo esaminare molto attentamente.
Partiamo da fermi, abbiamo tutte le condizioni iniziali di cui sopra e dobbiamo dare la prima pagaiata cercando di ottenere la massima accelerazione possibile.
Il gruppo muscolare in grado di scaricare sulla pagaia il maggior numero di kg è quello dei muscoli lombari, quindi nella fase di trazione, nella partenza da fermo, cerco una posizione di partenza un po' più avanzata (più avanti con spalle e testa), tendo tutte e due le braccia prima della trazione massimizzando le forze da esse sopportabili, porto potentemente indietro la testa, le spalle e la schiena, lanciando bacino, gambe e canoa in avanti. Completo con la rotazione delle spalle e successiva estrazione.
Questa è la pagaiata lombare.
Da notare che i punti di cui sopra, manico-polso-gomito-spalla restano allineati per la maggior parte della passata e che se al posto del braccio ci fosse un pezzo di corda tra il punto spalla ed il punto manico, l'effetto sarebbe identico o, almeno, dovrebbe esserlo.
Se il nostro intento è esclusivamente legato all'accelerazione da fermi per poi mantenere la velocità, questo tipo di colpo è ripetuto al massimo un paio di volte e per angoli che non prevedano lo sdraiarsi indietro sulla canoa.
Dopo un paio di questi colpi subentrerà la pagaiata addominale che per i primi colpi sarà ancora di accelerazione e poi diventerà di puro mantenimento.
Lo sdraiarsi indietro per allungare al massimo il colpo lombare lo riserveremo a quelle particolari necessità che lo richiederanno e solo a quelle perché il basculamento del tronco porta ad un forte beccheggio dello scafo ed è controproducente nella fase di mantenimento della velocità sia per gli effetti parassiti sull'idrodinamica, sia perché questo movimento è efficace ed efficiente solo a basse velocità.
I kg sulla pala
Abbiamo visto che la vera discriminante nella scelta del tipo di pagaiata è la forza che dobbiamo/vogliamo gestire sulla pagaia.
Facciamo una prova: decidiamo di partire da fermi con la massima accelerazione possibile, in questo caso avremo sulla pala tutti i kg che noi siamo in grado di sviluppare con la nostra pagaiata più potente, in teoria quella lombare;
diciamo che avremo a che fare con X kg.
Ogni volta che partiremo da fermi con le medesime condizioni (stessa forza, stesso obiettivo, stessa canoa, stessa pagaia, stesse condizioni meteo ... stesso tutto) avremo sulla pagaia sempre X kg.
Sappiamo già che una volta acquistata velocità non saremo più in grado di scaricare sulla pagaia gli stessi X kg; ne riusciremo a scaricare una frazione di X eppure sufficienti a mantenere la canoa in velocità.
Ma se partissimo con velocità negativa?
Andiamo per gradi: diamo un paio di colpi indietro e proviamo poi a pagaiare in avanti. Quando mettiamo la pagaia in acqua in queste condizioni non abbiamo più a che fare con i nostri ormai noti X kg ma dovremo gestire quelli che saranno la risultante della relazione X*μ. dove μ è un coefficiente dipendente dalla velocità dell'acqua sotto la canoa, dalla superficie della pala e dalla massa del sistema Homo-canoa.
Intuitivamente e dato che per il medesimo canoista difficilmente varieranno la sua massa e la superficie della pala: più l'acqua si muove sotto la canoa e più μ varia.
Se l'acqua va dalla prua alla coda, μ è inferiore ad 1.
Se l'acqua va dalla coda alla prua, μ è superiore ad 1.
Se la canoa è ferma rispetto all'acqua, μ=1.
Quindi se proviamo a partire in avanti mentre la canoa sta andando indietro avremo una forza sulla pagaia tanto più grande quanto maggiore sarà la velocità indietro.
Per le velocità indietro che possiamo sviluppare autonomamente potremo sempre e comunque ripartire in avanti usando una pagaiata lombare che sarà solo più lunga nella parte iniziale tanto quanto maggiore sarà la velocità negativa raggiunta.
Maggiore sarà la velocità indietro, maggiori saranno i kg sulla prima pagaiata avanti e più lunga sarà la fase precedente il movimento lombare e di spalle. Questo perché la resistenza sulla pagaia potrebbe essere simile o superiore al massimo carico che posso gestire nella pagaiata.
Quindi che si fa? Si mantiene la pagaia in posizione e le si resta "appesi" fino a quando il carico non diminuirà abbastanza da poter essere gestito dai nostri muscoli.
Fino a quel momento dovremo lavorare solo tenendo i muscoli lombari pronti all'azione ed usando solo i muscoli strettamente necessari a governare la pagaia.
Se la forza sulla pala è troppa e non possiamo controllarla, dobbiamo estrarre la pagaia dall'acqua e/o regolarne la presa inclinando il manico di più o di meno a seconda dell'angolo di attacco che vogliamo dare alla pala ed inserendo in acqua solo la parte di pala che riterremo più idonea.
Starà alla nostra sensibilità capire quando sarà possibile eseguire il primo movimento lombare.
Del tutto inutile e controproducente tentare di pagaiare con le braccia o, peggio, togliere la pagaia dall'acqua per dare un altro colpo.
Mettiamo di dover entrare in una corrente molto forte ma senza alcuna possibilità di sfruttare la canoa per accelerare, una cosa tipo: "Devo girarmi tra morta e corrente con un 180° sul posto e devo ripartire esclusivamente di pagaia". Ho la μ più grossa che ci sia e i kg sulla pagaia sono tantissimi. Così tanti che resto davvero appeso alla pagaia e non posso far altro che farmi trascinare dalla corrente fino a quando ...
Fino a quando il carico sulla pagaia non sarà gestibile e potrò infilare una bella pagaiata lombare, poi forse anche una seconda, dopodichè ... pagaiata addominale e via.
Pagaiata di mantenimento, o addominale.
Taglio corto perché ormai l'abbiamo già esaminata.
Inizio la trazione ruotando le spalle, portando avanti il bacino trasformando l'iperlordosi in ipolordosi e distendendo completamente il braccio di spinta, contraggo il braccio di trazione badando che il polso resti comunque in linea con l'avambraccio, completo la passata eventualmente inserendo una correzione (J stroke) e mi preparo ad estrarre.
Come "andare dritti"
Quando iniziai ad andare in C1, nel 1982 a 17 anni di età, chiesi come fare ad andare dritto pagaiando da un solo lato (come tutti, sebbene vi trascorsi solo qualche mese, arrivavo dal Kayak) e mi venne risposto: "Quelli bravi danno tre colpi avanti ed una timonata".
La timonata è un colpo di pagaia dato col dorso della pala e il più possibile posteriormente alla canoa; fallo bene quanto vuoi ma avrà sempre una componente di evidente rallentamento dell'avanzamento.
Dopo aver perso qualche tempo con questo sistema imparai che con qualche colpo in debordè si poteva evitare di timonare e la canoa andava sicuramente più veloce.
Facendo slalom ed allenandomi in piscina o in brevissimi tratti di fiume attrezzati con porte, mi capitava rararmente di dover pagaiare lungo rotte rettilinee e non imparai mai realmente ad andare dritto pagaiando solo dal mio lato (dx), ma nel 1986 arrivai a Sabaudia, nel gruppo sportivo della M.M., e cominciai a pagaiare in quella che per me era una enorme distesa di acqua piatta: la laguna.
Essendo evidentemente giunto il momento di imparare ad andare dritto senza usare debordè o timonata, imparai ad usare il J stroke e a sfruttare la forma della canoa per controbilanciare l'effetto di rotazione inferto ad ogni pagaiata; all'epoca le canoe erano molto più larghe e piatte delle attuali, quindi mettendole quasi di taglio nell'acqua e riuscendo a restare in equilibrio sul fianco di pala, si riusciva a trasformarle un po' in canoe da discesa ed a pagaiare molto vicino alla linea longitudinale avanzando velocemente e con scarsissima componente rotazionale. Purtroppo la situazione era attuabile e vantaggiosa solo in acqua piatta e per brevi tratti.
Il mitico e fortissimo Renato Demonti, riferimento per tutti noi c-unisti dell'epoca, spostava il suo peso da sinistra a destra ad ogni pagaiata.
Iniziava la pagaiata caricando il lato anteriore sx della prua e cercandone l'effetto di rotazione a dx per bilanciare la rotazione a sx data dalla pagaiata, poi si portava a dx facendo compiere all'asse del busto una piccola rotazione sinistrorsa attorno all'asse verticale (quindi con effetto contrario sulla canoa) e terminando la pagaiata a canoa piatta o leggermente bassa a dx per poi abbassare ancora il fianco dx durante la fase aerea e ricominciare da capo entrando di nuovo in acqua con la pala a fianco sx basso, etc, etc.
Ne conseguiva un avanzamento pieno di parassitismi che risultava efficace, molto efficace, solo per la grande potenza dell'Italian Express.
In acqua piatta moltissimi atleti erano e sono in grado di tenere il C1 in perenne equilibrio tra il curvare a dx e il curvare a sx. Mettono la canoa in leggera sbandata verso il lato di pagaiata e non fanno altro che pagaiare in avanti badando unicamente a mantenere la canoa in quello stato precario ma efficientissimo.
Io per anni ed anni mi sono affidato quasi esclusivamnte al J-stroke affinandolo il più possibile ed arrivando a consumare fianchi delle canoe e manici delle pagaie se non ad abusarne in alcune occasioni tanto quanto molti abusano del debordè durante il mantenimento della velocità.
J-Stroke
Durante la passata in acqua possiamo immaginare di aver caricato nel cucchiaio della pagaia una massa d'acqua che ci fornisce spinta in avanti perché noi la si sta spostando indietro. Siccome non possiamo pagaiare lungo la linea di mezzeria della canoa, la distanza la direzione e la velocità di spostamento di questa massa rispetto alla linea longitudinale sono causa di rotazione verso il lato opposto a quello di pagaiata, l'unico rimedio è applicare una correzione a questa rotazione.
Uno dei metodi più efficienti è usare quella massa d'acqua già nel nostro cucchiaio: non dobbiamo far altro che girarla verso l'esterno alla fine della pagaiata.
Ovviamente l'analisi precisa della realtà è un po' meno comoda ma questa semplificazione è spesso più facilmente comprensibile.
Le condizioni essenziali per un buon j-stroke sono:
_ guardando da dietro o da davanti alla canoa la pagaia deve apparire all'incirca verticale
_ il manico deve essere a contatto con il fianco della canoa
_ il braccio di spinta deve essere teso.
A questo punto devo solo fare due cose:
_ruoto la mano di spinta sul piano orizzontale portando il pollice più avanti possibile (in questo modo il cucchiaio si rivolge all'esterno)
_sposto la stessa mano verso il lato opposto a quello di pagaia costringendo il manico a fare fulcro sul fianco della canoa e di conseguenza spingendo il cucchiaio, col suo carico di acqua, verso l'esterno.
A seconda della velocità dell'acqua sotto la canoa, del grado di correzione richiesto e dalle caratteristiche del canoista e della sua attrezzatura, lo j-stroke sarà più o meno accentuato nella forza, negli angoli e nel tempo di esecuzione.
A volte basta anche solo accennarlo senza manco toccare la canoa con la pagaia.
La pagaiata in debordé
Ogni volta che senza scambiare di posto le mani mettiamo la pagaia in acqua dalla parte della canoa opposta a quella di pagaiata, parliamo di debordé.
Ci sono quindi agganci, pagaiate indietro, pagaiate larghe, richiami, appoggi e persino eskimi in debordé, ma quello di cui parleremo ora è, ovviamente, la pagaiata avanti in debordé.
Questo colpo è molto più limitato in ampiezza e potenza della normale pagaiata avanti e dovremo costruirlo attentamente per poter sfruttare ogni minimo angolo o movimento capace di dargli maggiore efficacia.
La prima annotazione che dobbiamo fare è che il braccio di tiro questa volta lavorerà sempre più "fuori asse" mano a mano che la pagaia effettuerà la passata.
Non lavoreremo più coi gran dorsali nella seconda parte della passata ma dovremo sostenere quasi tutta la parte finale col pettorale, il bicipite e tutti i muscoli che, sì, questa volta dovranno sostenere il braccio in un lavoro che sarà quasi perpendicolare alle ossa dell'avambraccio.
Inutile notare che a questo punto qualche fibra muscolare in più farebbe comodo, ma cominciamo a vedere per quali angoli avere più muscoli non è fondamentale.
Nella pagaiata avanti in debordè, il lavoro del braccio alto è fondamentale, la sua distensione fornirà un numero impressionante di kg sulla pala, mentre il suo piegamento ci farà guadagnare cm importantissimi nella fase di inserimento.
Altri cm in avanti li guadagneremo distendendo completamente il braccio basso, portando avanti la sua spalla e avanzando decisamente col busto avendo cura di mantenere la schiena leggermente inarcata.
A questo punto la pala si infila nell'acqua e subito dopo, in modo quasi contemporaneo, il braccio alto si distende, gli addominali si contraggono e le spalle ruotano.
C'è da notare che se non abbiamo l'esigenza di allungare il colpo indietro fino a toccare il ventre col braccio di pala, possiamo interrompere il colpo limitando i movimenti alla parte iniziale della passata, là dove gli angoli non richiedono masse di muscoli sopra media e fatiche poco economiche.
Usare la canoa
Su molte (tutte?) le canadesi moderne è possibile pagaiare senza J-stroke o debordè ed andare dritto compensando la rotazione con l'abbassamento ed il mantenimento in tale posizione del fianco opposto della canoa. Evidentemente non si può pagaiare con il manico verticale perché il baricentro deve stare un po' sul lato opposto di pagaia e di conseguenza la pagaia si disporrà un po' meno verticalmente del solito, ma la minore efficienza del colpo verrà compensata dalla mancata perdita di avanzamento dovuta alla correzione o al debordè.
A seconda della forma dello scafo è addirittura possibile effettuare leggere e lunghe curve verso il lato opposto a quello di pagaia controllandone il raggio solo con l'inclinazione dello scafo e terminandone la rotazione sempre allo stesso modo. Ovviamente il tutto è agevolato da una pagaiata breve e molto avanzata, perché più vicina all'asse longitudinale della canoa.
In questo capitolo abbiamo visto come "pagaiare dritto", nel prossimo parleremo di curve. Tante, curve.
Salvatore Schillaci
"Skillo"
Un sentito ringraziamento agli amici Fulvio Fina e Andrea Benetti che mi hanno dato spunti fondamentali per l'arricchimento degli argomenti e per una migliore digeribilità dei testi.
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