Curvare o carvare?
CARVARE
Nello sci alpino la rivoluzione di qualche decina di anni fa è arrivata con l'accentuarsi delle sciancrature e la conseguente facilitazione nella realizzazione di curve incise, ossia con la lamina dello sci completamente coincidente con il segmento di curva.
Ogni punto della lamina passa nello stesso punto della curva lasciando nella neve un unico intaglio. Non ci sono scivolamenti, sbandamenti, dispersioni: massima efficienza.
E' nato il carving.
Le curve intagliate, tipiche del carving, hanno l'efficienza energetica più alta di qualsiasi altro tipo di curva sugli sci.

LE SUPERFICI VERTICALI
Per intagliare curve nell'acqua servono efficienti superfici verticali o comunque ortogonali al piano (acqua) su cui curviamo.
Il surf in mare è un esempio lampante di quanto sopra: curve strette e a grande velocità.
Chi ha avuto qualche esperienza di surf con la canoa da slalom sa benissimo che è impossibile eseguire le stesse evoluzioni dei surf e delle canoe da surf perché le canoe da slalom scarrocciano (derapano) molto più dei loro cugini da onda.

Ha senso parlare di superfici verticali se si parla di acque più o meno disposte sul piano orizzontale, ma nel surf si parla sempre di fronte dell'onda e della sua non orizzontale disposizione, quindi sarebbe più preciso parlare di "superfici ortogonali" o "superfici perpendicolari" a quella dell'acqua.
Più è grande e verticale l'onda, e più diventa ingovernabile la slalom se si esce dalla semplice rotta di fuga verso riva, perché più aumenta la velocità e maggiore sarà l'emersione dello scafo dall'acqua, di conseguenza le superfici ortogonali saranno sempre più ridotte così
come la possibilità di intagliare l'acqua con la chiglia.

Non è però detto che non ci si possa divertire restando vicini alla rotta di fuga.
Scappando davanti all'onda possiamo comunque usare pagaia e fianchi per ottenere brevi rotazioni di grande e medio raggio ed imparare a tenere la pagaia immersa di taglio a fianco della canoa e a manovrare ruotandola e spostandola più avanti o più indietro.


Manovre facilmente eseguibili anche da canoisti attempati e sovrappeso


La pagaia, i fianchi e la chiglia possono farci eseguire curve quasi perfettamente incise perché la velocità dell'acqua sotto la canoa (μ) è abbondantemente sotto i limiti di planata.
Fuori dalla rotta di fuga e fino a certe velocità possiamo cercare di usare le superfici dei fianchi esterni alla curva per intagliare meglio l'acqua, ma oltre una certa velocità ed angolo rispetto al fronte dell'onda, non sarà più possibile perché le forze centripete/centrifughe non ci consentiranno di farlo senza ribaltarci, ovviamente dovremo ricorrere al sollevamento del fianco a valle con l'obiettivo di incidere l'onda con la pancia della canoa ma ci renderemo presto conto che appena la velocità dell'acqua sotto di noi sarà troppo alta, nemmeno la canoa completamente di taglio sarà in grado di incidere l'acqua con efficacia: la canoa planerà anche se tenuta completamente sul fianco.
La grande differenza con i surf e le canoe da surf è infatti data dalle pinnette montate a poppa e dalla sezione trasversale, piatta sul fondo e con fianchi bassissimi, dell'opera viva (la parte di scafo immersa in acqua).
Questi due elementi permettono di incidere efficacemente l'acqua del fronte dell'onda e di ottenere velocità, raggi di curva e traiettorie assolutamente fuori dalla portata delle canoe da slalom.
Molte canoe da surf non hanno le pinnette e se ciò non consente loro di incidere le onde lungo gli stessi angoli delle loro cugine pinnute, le rende capaci di eseguire figure ed evoluzioni impossibili con le pinnette.
Nelle figure seguenti è evidente la differenza tra i fianchi delle slalom e quelli dei kayak surf ed è facile comprendere che i secondi sono in grado di incidere le onde con il fianco anche ad alta velocità mentre le slalom hanno limiti di efficacia molto più grandi.


Alla fine degli anni '80 era stato realizzata una canoa da slalom con uno scafo che nella sezione centrale era triconcavo: il Manta.

Era un C2 che aveva la capacità di seguire traiettorie molto precise perché era difficile farlo scarrocciare; là dove puntava la prua, andava.
Ovviamente questo era anche il suo limite perché, oltre ad avere un'opera morta (la parte sopra la linea di galleggiamento) molto scarsa e prua appena sopra l'acqua che non permettevano grosse fantasie tra le onde, non consentiva sbagli di rotta, infatti solo Hemmer e Loose riuscirono a sfruttarlo a pieno fino a vincere il Campionato del Mondo sul Savage River nel 1989.
Vi fu poi un fiorire di diverse linee di chiglia ma i regolamenti cominciarono a limitarne le forme fino a determinare che ci debba essere una sola linea di chiglia (quindi solo linee convesse o rette) e che si possano avere sporgenze non più alte di 2 cm, non più strette di 8 mm, la cui sommità deve avere un raggio minimo di 4 mm e che devono nascere già nello stampo dell'imbarcazione.