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Augsburg 2023

Cominciamo con le brutte notizie: 1) la Piccola Peste non ha passato le qualifiche Basta così. Il resto è andato più o meno in modo normale: podio per De Gennaro e Horn (standing ovation e 5 minuti di applausi meritatissimi), semifinali per tutti e tre i C1M, per due C1F e per l'eporediese Ghisetti. Lasciano la competizione al primo step Chiara Sabattini, Elena Micozzi ed il già citato Ferrazzi. Percorso costruito per i K1M che ha messo a dura prova la categoria meno potente, quella delle C1F o C1W, se preferite, tanto la sostanza non cambia; per loro era un percorso davvero difficile. Suppongo che se avessero gareggiato anche i C2, per qualche ora avrebbero fischiato le orecchie a svariate divinità e a qualche tracciatore. Gare visibili su Planet Canoe con la solita modalità a doppio rettangolo per le qualifiche e nessun commento audio e poi con inquadrature a schermo pieno per semifinale e finale. Accompagna le immagini la telecronaca del solito speaker anglofono che si rifiuta di imparare le corrette pronunce dei nomi dei concorrenti e che nel caso degli italiani ci regala un bel Checcion ed una francesizzata Borgi ma con l'accento sulla "o". Le qualifiche che mi sono piaciute di più, tra quelle che ho guardato, sono state quella di Raffy ... e basta. Colpa mia, certo, però ho visto solo quella. Ho visto solo quella, dicevo, ma sono felicissimo di averne avuto l'occasione perchè quando quel marinaio è "in bolla" e va in quel modo, gli diventa possibile qualunque impresa ed è una gioia poterlo ammirare. Purtroppo la bolla è scomparsa in semifinale e qualche pasticcetto ed un paio di tocchi l'hanno lasciato fuori dalla finale accanto a quel Franz Anton che in qualche modo gli assomiglia quanto ad estro e velocità. Un vero peccato perché Raffy ha tutte le carte per poter fare costantemente bene. Lo speaker di Planet Canoe lo chiama Checcion ma Paolo non lo sente e continua a macinare pagaiate col suo stile compatto e preciso che migliora di gara in gara. Questa volta non gli è andata benissimo perché, così dicono le fredde classifiche, per un solo tocco di palina non è entrato in finale. Chi l'ha visto potrebbe magari obiettare che se avesse aperto un pelo di più il gas avrebbe avuto il margine per entrarci così come chi vi è entrato anche con una penalità, due nel caso di Savsek ... ma è Savsek. A proposito, si pronuncia Sciausek, o almeno così lo chiamano i commentatori sloveni durante le loro telecronache. Quello che il gas l'ha aperto per bene è sicuramente l'aviere Barzon che probabilmente continua a sentire su di sè troppe aspettative, talmente tante che gli fanno spalancare gli occhi e mulinare le braccia in modo totalmente differente da quello che era il Martino che vinse a Tacen e che ben figurò a Solkan, il Martino che faceva andare la canoa, non la pagaia, il Barzon che scivolava, non quello che forza, il Caschetto Arancio che era preciso, non quello che deve correggere. Eppure io lo so che prima o poi tornerà quello vero. Deve, tornare quello vero. Vince la qualifica Roisin che con Gestin e Bernardet forma il trio transalpino. Roisin sarà l'ultimo dei qualificati per la finale ma non compirà alcuna impresa memorabile. Non c'è il mitico Gargaud-Chanut e la fascia da capitano, per notorietà e non per anzianità, tocca a Gestin che in semifinale e finale, forse a causa del complicato percorso, realizza discese veloci e precise ma dallo stile leggerissimamente più sbavato di quanto ci abbia fatto vedere nelle due passate stagioni. Il longilineo galletto, che impugna la pagaia con la mano decisamente vicina alla pala e non la sposta di un millimetro mai e per nessun motivo, agguanta un sesto piazzamento in semifinale ed un 4° piazzamento in finale che sarebbe stato un argento senza l'unica penalità beccata. Il terzo francese è Bernardet, di cui sicuramente sentiremo ancora parlare, che pare andare bene fino all'altezza della 18 dove fa uno di quegli errori che finiscono con un abbandono. Slafkovsky in semifinale incanta eseguendo una serie di armoniose e precise manovre collegate da lunghi colpi di pagaia lasciando fare alla canoa la maggior parte del lavoro di direzione; una serie di meraviglie che ti fa dire: "Ecco il vero stile slovacco". Secondo arriva Chaloupka, lo speaker lo chiama Cialupka, così come faremmo noi, ma alle gare di Praga 2022 i commentatori locali lo hanno sempre chiamato Kalupka, quindi ... Terzo uno dei due fenomeni sloveni: Bozic, proprietario del miglior tempo di manche. In finale, "Slafko" perde buona parte della magia della semifinale schiantandosi sotto il Ponte dei Sospiri e ritrovandosi ultimo, vince il Tasiadis di casa scendendo in modo indemoniato con il suo tipico stile fatto di continue corte spalettate e potenti manovre attorno alla pala. Lui lavora tantissimo con la pagaia e meno con la canoa, rispetto ad altri altrettanto forti C-unisti. La particolarissima ed evoluta tecnica tasiadica è basata molto su forza e volontà, due cose di cui egli evidentemente dispone in quantità sufficiente a far funzionare quella che non è tanto un'armonia quanto una continua esplosione di potenza capace di far volare la sua stretta e veloce canoa tra onde e porte in modo impressionante. Argento per l'Uomo Grigio: Benus. Stile molto slovacco anche per lui, con la tipica miscela di precisione, armonia dei movimenti e rotazioni ampie ma dall'alta velocità di uscita. Bronzo per un indiscusso fenomeno dello slalom: Jiri Prskavec! Jiri ha vinto le selezioni ceche in C1 battendo sia Chaloupka che Rohan e porta in C1 molto del suo stile da K1, specie nelle rotazioni. Lavora tanto sulla coda della canoa e il numero dei suoi maledettamente precisi passaggi di collo sotto le paline è notevole. Naturalmente bravo nella navigazione in acqua mossa riesce a far correre velocemente ed elegantemente il C1 tra una rotazione e l'altra riuscendo a confezionare un insieme notevolmente efficace, tanto da farlo arrivare velocemente e senza penalità al traguardo. Impagabile la finale espressione felice e soddisfatta. Davvero bravo. Visto che siamo in tema di complimenti tessiamo qualche lode ad un terzetto azzurro. La prima lode la riservo alla forte e splendidamente costante Stefanie perché continua a dimostrare di essere sempre tra le migliori del circuito mondiale e l'argento di Augsburg le sta benissimo. La seconda lode va al Giova della canoa, il Dege, perché passare le qualifiche al 26° posto in prima manche (+ altri 8 canoisti che in seconda manche hanno fatto tempi migliori del suo), arrivare 6° in semifinale e poi vincere la finale facendo tutto questo con la stessa espressione fredda e decisa di un artigiano che sa esattamente quale sarà l'effetto dei suoi precisi ed essenziali gesti ... questo è veramente tanto. Ma tanto tanto. Una terza lode va alla carabiniera bionda. C'è un dato importante da tenere presente: le gare delle donne in C1 erano visibili solo dopo i primi 20" circa quindi io non ho fatto caso al tempo di gara ma ho solo ed esclusivamente guardato cosa Marta stesse facendo in acqua. Precisissima e scorrevole, forse avrebbe potuto dare qualche colpo in più? Me lo chiedevo in un angolino della mente ma ero soverchiato dallo spettacolo di quel modo di andare così efficiente e preciso. Ogni manovra, ogni onda, ogni sponda, ogni passaggio erano eseguiti al meglio e la canoa avanzava portando la Bertoncelli fino al traguardo con una sola penalità ed un tempo sicuramente molto migliore di tutte le sue già cronometrate concorrenti. Ero sinceramente commosso. Solo dopo aver notato che molte sue inseguitrici arrivavano al primo intertempo con circa 5-7 secondi in meno, senza poi riuscire a batterla per un bel po' di discese, ho cominciato a chiedermi cosa fosse successo tra le prime insidiose porte, ma non lo so ancora adesso. Poi sono arrivate quelle davvero brave e Marta è scivolata all'ottavo posto in semifinale che, con qualche spalettata in più, si è trasformato in un sesto onorevolissimo piazzamento in finale. Vince la Volpe Australe sbaragliando tutte le sue avversarie con un tempo strepitoso frutto di una discesa praticamente perfetta. Seconda l'elegante francese Hug che siede in canoa con un atteggiamento molto simile a quello di molte ragazze sullo scooter: schiena drittissima e in punta di sedile. Atteggiamento che a suon di francesissimi colpettini e ottima tecnica la porta a valle con un percorso netto a "soli" sei secondi e mezzo da Jess. Terza la Lilik di casa che perde l'argento per un tocco di palina e forse un pizzico di fretta di troppo, pizzico di fretta che fa toccare ben due porte alla determinatissima Fiserova autrice anche in quest'occasione di una prestazione aggressiva ed efficace che le vale una graditissima medaglia di legno. A mio personale giudizio, Gabriela è la più brava delle due sorelle Satkova ma a quanto pare le selezioni ceche dicono che la bandiera tocca a Martina con le due Tereza: Fiserova e Kneblova. Comunque Martina va ottimamente fino in finale dove però pasticcia un po' troppo e non riesce a portare a casa che un nono piazzamento, Segue e chiude la decina la spagnola Olazabal mentre il caschetto giallo della Tereza è seguito dall'altra Tereza, Bertoncelli, Woods e Pankova. Si ferma alla semifinale Elena Borghi, capace di belle gare quando confeziona discese prive di imprecisioni e tocchi di paline, cosa che in questo selettivo percorso non è riuscita a fare, ma noi tutti sappiamo che ha i numeri per compiere ottime imprese e presto ci darà ragione. A quanto pare il prossimo appuntamento sarà a Praga, a casa di "Jiri & Company": auguri! :-)

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