Con le gare di slalom a La Reunion e a Solkan è iniziata la stagione agonistica 2023 dei nostri portacolori.
Purtroppo l'assenza di tutti i più forti esponenti del gotha mondiale, inclusi Horn e De Gennaro, non rende facilissimo dare un valore assoluto alle prestazioni dei presenti e le certezze lasciano spazio alle supposizioni e ad altri tipi di considerazioni.
La prima va doverosamente fatta nei confronti di Kauzer il quale esalta l'efficienza dell'azione della canoa più di quanto non faccia la media degli altri kayakers. Vedere con quanta armonia scelga di condurre la sua canoa dà una parziale ma non sottovalutabile spiegazione del suo perdurante successo; Peter compirà 40 anni a settembre.
C'è della magia nella velocità in uscita dalle rotazioni della sua barca giallo-nera, c'è dell'armonia nei suoi movimenti e c'è una precisa logica nella scelta dei punti in cui inserire la pala nell'acqua, lo sloveno non fa nulla per caso e non forza mai le manovre, non si fa seguire dalla canoa ma lascia che sia la canoa a portarlo dove lui vuole.
È una capacità che non hanno in molti o, almeno, non ce l'hanno altrettanto sviluppata.
Assente Stefanie Horn, il tricolore è stato sorretto dall'esperta Sabattini e dal maturante gruppo di giovani leve capitanate dal gradevole stile di Francesca Malaguti che arriva a poco meno di 4" dalla veloce campionessa olimpica di Tokio 2020 Rikarda Funk.
Senza il "2" beccato alla 18, Francesca avrebbe conquistato l'argento che è andato al collo della scatenata Eva Alina Hocevar.
Tra gli uomini è evidente il nascente splendore del giovane Ferrazzi e la maturazione, lenta e travagliata ma continua, dell'altro figlio d'arte: Zeno Ivaldi.
Sul primo solo una nota: troppi rischi sulle porte "di collo". Erano già discutibili la 15 in prima manche e la 4 in seconda ma l'abilità e la leggerezza con cui porta la canoa ci fanno molto ben sperare per il futuro.
Zeno arriva da un altro percorso e fa vedere da anni potenzialità in cui probabilmente non credeva solo lui. Pare che quest'anno cominci ad averne maggiore contezza, speriamo bene.
Il potente Marcello Beda è sceso a Solkan dando l'impressione che la sua canoa pesasse molto più di quelle dei suoi colleghi, speriamo ritrovi presto miglior leggerezza e che riesca a mettere a punto le rotazioni arrivando a quell'efficienza che non ha mai pienamente raggiunto.
Cambiamo ancora categoria.
Elena Borghi ha fatto segnare il miglior tempo della finale C1F ma purtroppo 4" di penalità non se li può permettere neanche Jessica Fox, le servirà maggior attenzione però il motore c'è.
Marta Bertoncelli segue linee più morbide delle sue colleghe e spesso riesce a far correre la canoa in modo esemplare ma per esaltare le sue caratteristiche non può permettersi né sbavature tecniche né tocchi di porta.
Testa e determinazione non le mancano, contiamo di vedere presto solo le belle cose che è in grado di fare.
Né i 50" di penalità né gli 11" di ritardo dalla Herzog sul tempo netto avrebbero concesso a Carolina Massarenti la possibilità di proseguire oltre la semifinale.
Speriamo possa far meglio nelle prossime gare.
(Lo metto solo tra parentesi ma lo metto lo stesso perché anche se sono monotono il fatto resta: la pagaiata delle donne in C1 non è mediamente altrettanto corretta di quella degli uomini)
Tra i ragazzi in ginocchio il C1 di riferimento a Solkan è stato Bozic che ha fatto vedere quella tecnica lineare, composta ed efficacissima condivisa con l'oro olimpico Savsek, a Solkan insolitamente lontano dai suoi standard, seguito dal giovane Hocevar che, scendendo a rotta di collo così come la sorella, è riuscito ad arrivare al fondo con il miglior tempo della finale.
La domanda è: Giga Lin ed Eva Alina possono andare altrettanto forte su percorsi impegnativi?
Vedremo.
Buone prestazioni da parte degli azzurri della monopala.
Raffaello Ivaldi prende 2",89 da Luca Bozic portando a termine una gara tutto sommato buona.
Il veronese ha uno stile estroso anche se ancora leggermente sbilanciato verso "lo sforzo" e nelle risalite ogni tanto gira la testa verso l'esterno della rotazione come se volesse controllare cose che nessun altro suo collega controlla.
Colazingari, nella finale a Solkan, prende da Bozic circa 8 decimi in meno di Raffy e fa vedere qualcosa che si era già notato a La Reunion: un atteggiamento più disteso, con la testa leggermente meno incassata nelle spalle e una maggiore efficienza della canoa che scorre e ruota sicuramente meglio di quanto non facesse fino all'anno scorso.
Il ragazzone pare riconquistare fiducia in sé stesso e ne siamo felicissimi, speriamo continui sulla via della distensione.
La parte finale della gara di Ceccon è purtroppo scomparsa dal video di Planet Canoe in favore della gara di Savsek e non si è quindi visto nulla oltre la 18, però il suo modo di andare in canoa pare ancora cambiato dalla scorsa stagione in favore di una maggiore mobilità di busto.
Quest'anno pare che si stia lasciando andare un po' di più pur mantenendo la canoa sempre molto precisa, con la prua bassa nelle rotazioni e accompagnandola con un buon lavoro sui fianchi. Vedremo cosa riuscirà a portare a casa.
Il quarto finalista di Solkan è il giovane Barzon che ha abbandonato Galasport e le sue sezioni centrali squadratelle per una più rotondeggiante Zigzag con la quale pare trovarsi abbastanza bene, tanto da fare segnare tempi in linea con i suoi più maturi compagni di squadra.
Direi che in finale le rotazioni nelle risalite erano leggermente migliori (più efficienti) di quelle della semifinale. Non ho ancora le stesse belle sensazioni del C.M.Junior vinto a Tacen ma pare che quella magia sia lì, ancora recuperabile.
Chiudo con un sincero in bocca al lupo a tutti gli azzurri delle acque bianche!
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