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Praga 2023

Immagine del redattore: sanioschillacisanioschillaci

Aggiornamento: 15 giu 2023

Bei volumi di acqua in movimento, onde, buchi, morte, corrente e porte messe strategicamente in modo da favorire chi sappia davvero usare l'acqua: Praga 2023. Ovviamente un vantaggio per gli atleti di casa ma anche un pericoloso assist a chi abbia spiccate capacità nautiche e/o che sia particolarmente in bolla il giorno della gara. Ho visto molte belle cose tra le acque di Praga, sono le acque in cui Cippo vinse il Campionato Mondiale ed il team K1 era composto da tre autentiche frecce: Cipressi, Paolini, Molmenti (in ordine di classifica), un po' come se oggi avessimo in team tre De Gennaro. Probabilmente durante le prossime gare La Piccola Peste troverà i suoi giusti equilibri per non uscire di scena alle qualifiche e ci farà sognare come ha fatto nelle selezioni, purtroppo anche qui nella Repubblica Ceca al giovane Ferrazzi non è andata meglio che in Germania. Zeno invece giunge nell'ultima parte della semifinale con un secondo e trenta circa di ritardo su Llorente e a meno di un recupero nelle ultime porte non sarebbe comunque entrato in finale, la perdita della penultima porta e il conseguente lungo recupero hanno posto fine a qualunque speranza. Il 50 beccato alla porta 9, confermato a gara terminata, è stato praticamente ininfluente se non ai fini della classifica generale. In finale arriva nuovamente il grande De Gennaro che per 27 centesimi si piazza dietro ad un ottimo Prindis che a sua volta ne cucca 88 dal vincitore Prskavec: un ottimo bronzo per il Dege autore di una bella discesa quasi priva di sbavature. Questa volta tra le donne della doppia pala nemmeno Stefy riesce ad arrivare in finale mentre si fermano alle qualifiche Sabattini e Bertoncelli. Per Marta va meglio in C1 dove agguanta una semifinale dopo la seconda manche di qualifica mentre la sua collega Micozzi passa al primo tentativo e Borghi si taglia fuori da tutto collezionando un 50 a discesa, più tutto il resto. In semifinale Elena Micozzi fa del suo meglio ma le acque di questo percorso richiedono un'acquaticità che al momento lei non padroneggia abbastanza. Sinceramente nessuna delle nostre tre portacolori domina con evidente sicurezza le acque del tracciato di Praga, ma un qualcosa in più da parte di Borghi e Bertoncelli ce lo si aspetterebbe; portare a termine una discesa, non dico "elegante" ma, almeno, senza grossolani errori è nelle loro corde. Brava Micozzi che l'ha fatto. Un altro che ha fatto quello che doveva fare è stato il fratello di Elena, Flavio Micozzi. Molto bravo ad usare vantaggiosamente i buchi più grandi, sottovaluta un po' le ondine lungo il percorso e non le scavalca come invece fanno tutti i suoi concorrenti scivolando via senza manco bagnarsi, però fa vedere belle cose in un percorso tutt'altro che semplice. Purtroppo il pasticcetto alla 4 gli fa perdere tempo e gli costa anche due secondi di penalità; un fardello che lo terrà lontano dalla finale. Ceccon è un ragazzo dal buon potenziale che la maggior parte delle volte non riesce a portare a termine una bella gara perché o va troppo piano o sbaglia qualche porta. Questa volta ha ciccato la 12. Completamente. Ci era arrivato con un secondo circa di ritardo sul capoclassifica temporaneo ma sarebbe stato un ritardo gestibile, invece sbaglia a controllare la canoa nel buchetto a monte della porta e le passa a fianco. Un vero peccato. Tutt'altro discorso per Raffy Ivaldi, protagonista di una serie di ottime discese, precise e senza errori, che stanno diventando la norma per quest'ottimo atleta. Ogni tanto continua a guardare all'esterno delle risalite, ogni tanto non è leggerissimo come potrebbe, ma potenza e precisione lo fanno andare tanto forte quanto basta per realizzare regolarmente tempi da finale (senza penalità avrebbe agguantato anche quella di Augsburg). A Praga arriva quarto suscitando grandi gioia e speranza nei nostri cuori. Davvero bravo. Veniamo ai concorrenti degli azzurri e diamo uno sguardo alle cose che più mi hanno colpito. La prima è la doppietta di Jessica Fox che, al netto delle penalità dell'una e delle altre, vince nel K1 con 2"63 su Ricarda Funk e con 3"44 su Monica Doria Vilarrubla. Il suo stile decisamente essenziale preciso ed elegante accentua la velocità che le deriva dal sapiente utilizzo dell'acqua mossa. Con mia sorpresa resta fuori dalla finale l'aggressiva Fiserova che insieme all'altra Tereza, Kneblova, costituisce una delle più costanti punte di diamante del terzetto di casa. Un omonimo terzetto Fiserova-Kneblova-Satkova si era visto ad Augsburg ma c'era Martina S. al posto di Gabriela S. e i risultati per ora danno ragione alle mie impressioni: Gabriela è più veloce di Martina. Comunque decima la consistente Kneblova. Nel gruppo delle finaliste c'è un duo di ragazze che per movenze ed espressioni paiono arrivare direttamente dai salotti buoni delle rispettive aristocrazie: L'inglesissima Mallory Franklin e la francesissima Angele Hug. Di Mallory ormai abbiamo tutti la certezza che sia una canoista di grande valore poiché da anni contrasta, o cerca di farlo, sua australianità J.F. ed anche qui arriva ad un pelo dal podio. Di Angele sappiamo un po' meno ma i poco eclatanti risultati della stagione passata hanno lasciato il posto a un argento ad Augsburg ed a un nono posto a Praga. Impossibile non notare il suo particolare stile "scooter" e la facilità con cui risolve i passaggi tra porte e flutti, uno stile molto francese fatto più di fioretto che di legnate, più di scorrimento e leggerezza che di contrasto e forza. Uno stile che un altro fenomeno francese della stagione 2023 pare esaltare in modo molto efficace: Roisin. Dartagnanamente munito di baffi e pizzetto che conferiscono un ché di vagamente canzonatorio alla distesa espressione mostrata durante le discese, il moschettiere di Francia riesce ad essere talmente leggero e veloce sull'acqua da conquistare la vittoria nelle gare di qualifica sia ad Augsburg che a Praga. Molto più concreto, ma non per questo per forza più veloce, Bernardet che col suo stile estremamente efficace comincia a sbocciare ed a fare stabilmente parte di quel temibilissimo terzetto transalpino che quest'anno è formato dai due appena citati e da colui che l'anno scorso appellavo "l'economico Gestin". Appellavo, dicevo, Gestin con il termine "economico" perchè fino all'anno scorso gareggiava senza mostrare sbavature o affanni, quest'anno, a volte, fa dei più o meno piccoli sbagli che lo spingono a riparare tirando di più, cambiando espressione e facendogli abbassare la resa media. Un abbassamento, capiamoci, che ad Augsburg lo fa arrivare comunque quarto col secondo tempo di gara, quindi piano non va, però preferirei vederlo sempre pulito e preciso come nella passata stagione. Resta per me fondamentale tenere lo sguardo ben attento verso chi riesce ad ottenere alti livelli di prestazione usando efficienza ed economia e verso chi ottiene il massimo risultato col minimo sforzo. Tra gli slovacchi, assente Slafkovsky, il possente Benus arriva all'argento con una bellissima gara che lo porterà a rifilare un secondo e mezzo al francese Bernardet, appesantito da 2" di penalità, ma a prenderne infine 3,60 da un micidiale Savsek che porta a termine una delle più belle discese della giornata. Ma i padroni di casa che hanno fatto? Chaloupka arriva sesto con una bella manche e Prskavec precede Rohan, decimo, di una sola posizione. Rohan, bronzo olimpico, incappa in un 50 cui affianca un 2, Chalu fa una bella discesa ma non quanto gli servirebbe per il podio, Jiri .. beh, Jiri è un'altra storia. Prskavec è nato in K1 ed ancor oggi domina in quella disciplina (uno dei pochissimi a non usare kayak Galasport ma Vajida) ed è salito in C1, almeno in modo serio, l'autunno scorso. Ha vinto le selezioni ceche delle due categorie e nella semifinale delle mono pala ha fatto vedere qualcosa di strabiliante. Tutta la discesa, non solo in alcuni pezzi, è stata una dimostrazione di padronanza, equilibrio, scorrimento, precisione e velocità che raramente ho visto a questi livelli. In ritardo sul primo intertempo ha poi recuperato tanto da arrivare al traguardo con un secondo e mezzo di vantaggio finale su Savsek, sceso poco dopo. Tanto per portare un esempio eclatante, Jiri è stato l'unico a fare sponda sul rullo della 19. Mentre tutti, compreso egli stesso in K1, hanno tagliato a monte dell'ostacolo ruotando decisamente a sx alla 18, lui è andato giù lungo un'elegante curva ed è entrato nel buco quasi in centro dando pancia al rullo per farsi sparare nella 19 come un proiettile. In fondo, perché faticare a girare nella 18 quando c'è un bel buco da quattro metri di larghezza ed un metro di altezza da sfruttare? Un ragionamento che funziona solo per dei fenomeni come lui e che ci fanno vedere cose che a volte non riusciamo nemmeno ad immaginare.

Grazie di cuore ai fenomeni stranieri ed a quelli italiani. Forza ragazzi!

 
 
 

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1 Comment


Guest
Jun 13, 2023

Rohan ha vinto l'argento ai Giochi di Tokyo e non il bronzo. La scelta di Jiri in finale in C1 alla risalita 19 di fare la sponda è stata dettata dall'errore fatto nella 18 dove era finito lungo, infatti in semifinale aveva tagliato il buco come tutti gli altri - giusto per correttezza di informazione - Ettore Ivaldi

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